Chi siamo

Posizione

Kolwezi è una città della Repubblica Democratica del Congo, situata nel sud del Paese, ad ovest di Likasi nella provincia di Lualaba.Ha una popolazione di più di 800.000 abitanti. Kolwezi è un importante centro minerario per il rame ed il cobalto. Sono presenti inoltre depositi minerari di uranio, radio e calce.

           Popolazione e situazione attuale

Nella Repubblica Democratica del Congo si consuma nel silenzio una delle più gravi crisi umanitarie al mondo, con la guerra civile che ha causato, dal 1998 a oggi, oltre 4milioni di morti. L’indice di fecondità è elevatissimo, come anche quelli di mortalità e di mortalità infantile. La speranza di vita alla nascita e l’età media della popolazione sono molto basse. Decenni di dittatura e sfruttamento indiscriminato delle risorse hanno ridotto le istituzioni allo sfacelo: lo Stato non è in grado di provvedere ai servizi sociali; molte famiglie sono sfollate verso le città, e in particolare verso la capitale Kinshasa, che oggi ospita oltre 10 milioni di persone in quartieri disastrati. Povertà e conseguenze del conflitto hanno condotto a una crescita esponenziale dei bambini di strada: agli orfani di guerra e ai bambini ex soldato se ne aggiungono ogni giorno altri, anche piccolissimi, cacciati da famiglie non in grado di sfamarli, mentre sempre più drammatico diviene il fenomeno dei bambini accusati di stregoneria, sotto l’influsso di predicatori ed esorcisti che proliferano nelle baraccopoli. Spaventose le violenze che i bambini subiscono in strada durante le retate della polizia e, sempre più spesso, dalle stesse comunità locali che, esasperate dalla miseria, vedono nei bambini di strada un mero fenomeno criminale. Nella sola capitale si stima vi siano più di 13.800 shegué, bambini e bambine di strada che sopravvivono di lavoretti nei mercati, elemosina e piccoli furti, ma spesso anche di prostituzione, attività illegali e altri espedienti. 

Racconta Pina Muci, fondatrice dell’associazione

Da una mia  esperienza di volontariato internazionale nel Sud del mondo, precisamente nella Repubblica Democratica del Congo, a Kolwezi, prende vita – con sede a Leverano in provincia di Lecce – IL GIARDINO DEI BIMBI un’associazione laica ed indipendente che opera per la solidarietà a partire dal 5 gennaio 2016.

Sono partirta in Congo per la prima volta a giugno 2015, insieme ad un’amica e a Padre Laurent Falay, un frate francescano congolese residente in Italia.

Una volta tornata, coinvolgo amici e famiglia nella mia esperienza, raccontando in modo particolare di due piccoli conosciuti in ospedale, David 6 mesi, (la cui mamma, una ragazza di 16 anni abusata da un parente, non accettando il bambino, lo abbandona in ospedale) e Laetitia che poi ho battezzato con il nome di  Francesca di soli 15 giorni (abbandonata alla nascita, in una campagna dalla madre) e di un tendone arancione utilizzato come “orfanotrofio” in cui i bambini erano lasciati a loro stessi. Avendo da subito compreso che il mio cuore e l’anima erano rimasti lì con quella gente, ma soprattutto con quei bimbi, il mio più grande desiderio era quello di aiutarli, dando loro il calore e l’affetto di una casa e di una vera famiglia.

«Il contatto con l’Africa ha rivoluzionato la mia vita, l’ha sconvolta.

Quei posti, quella gente hanno preso la mia esistenza e l’hanno rivoltata come un calzino. Potevo stare soltanto ferma a farmi percuotere l’anima come in un gesto di dolorosa e necessaria purificazione.

Dall’Africa non si torna mai uguali a prima.

Quanta superficialità ho notato nelle nostre società “evolute”; quanta pienezza lì, dove ho accarezzato la miseria più cupa e la più intima dignità dell’uomo.

Ho visto la morte negli occhi dei bambini appena nati, svaniti come polvere perché mancavano le medicine di pochi euro.

Nessuno ad asciugare quelle lacrime.

Ma, proprio nei volti più piccoli, ho incontrato anche la vera Bellezza, ho incontrato Cristo! L’ho visto nei loro occhi, nei corpicini martoriati e malnutriti.

Quanti canti.

Quanta gioia.

Quando non si possiede nulla la felicità diventa necessaria per sopravvivere, per strappare alla vita ancora un altro giorno.

Ho mangiato con loro. In particolare ricordo il sapore del “fufù”, una specie di polenta a base di farina di mais.

Quelle persone, proprio loro che non avevano quasi niente, stavano sottraendo alla bocca quel poco a disposizione per metterlo in comunione con me, italiana, nutrita e benestante.

Tornata nella mia terra, nella mia casa confortevole e vuota, la notte non riuscivo più a chiudere occhio.

Ero inquieta, in travaglio, ripensavo alla mia esperienza, ma soprattutto ai due bimbi che avevo lasciato, abbandonato anche io, in quella minuscola stanza di ospedale.

L’africa mi aveva restituito alla vita.

In qualche modo, con le mie possibilità, dovevo ricambiare».

Il 31 agosto 2015, riparto per il secondo viaggio, della durata di soli 6 giorni, e con l’aiuto di padre Laurent, riusciamo a far uscire dall’ospedale David, Francesca uscirà tre mesi dopo, affidandoli a due famiglie del posto. Oggi hanno sette anni e stanno bene, frequentano la scuola e sono due bambini felici.

 Ma quello che rende ancor più magico questo secondo viaggio è che, il desiderio di dar vita ad un “orfanotrofio”, si stava concretizzando con la posa della prima pietra, grazie alla volontà e generosità di un’altra persona, fino a quel momento anonima: Debora Fanciano.

 Ed è così che nel 2016 il sogno di Deborah e di tutti gli altri volontari si incontra e si unifica.

Il 30 gennaio 2017 Deborah ha lasciato questo mondo a causa di un brutto male affidando nelle mani dell’Associazione “ IL GIARDINO DEI BIMBI”, (ormai divenuta una piccola famiglia della quale anche lei aveva iniziato a far parte, ) il prosieguo delle sue speranze.

I progetti realizzati

L’Associazione, sita a Leverano, attraverso raccolte fondi ed erogazioni liberali, ha completato la struttura che insiste su una superficie di circa 1000mq comprendente un giardino, con un numero di 30 camere più servizi e cucina, dotando la stessa di pannelli solari e relative batterie, impianto elettrico, idrico e fognante, sottotetto sull’intera costruzione, intonacatura interna ed esterna e tinteggiatura interna.

Nel febbraio 2020 avendo ultimato i lavori strutturali ed approfittando della presenza sul posto di diversi volontari dell’Associazione, e per far conoscere alle autorità locali il nostro progetto,  è stata inaugurata “Casa Mamma Deborah” in memoria della sua prima benefattrice.

 Purtroppo la situazione che si è venuta a creare nel mondo, ci ha un po’ bloccati, ma a settembre del 2021 finalmente sono arrivati i primi bambini. Ad oggi la struttura accoglie 13 bambini .

«E’ giunto, per noi, un momento estremamente delicato che ci smuove e ci interroga tutti nel profondo, senza alcuna distinzione.

Ultimare i lavori ci ha riempito di gioia ma ci ha addossato anche una responsabilità maggiore.

Se fino a questo momento abbiamo proceduto a piccoli passi, adesso occorre rendere costante la nostra presenza. Abbiamo agito come piccole formiche organizzate e laboriose. Per mettere qualcosa da parte ci siamo inventati qualsiasi tipo di iniziativa.

Adesso non basta più! Quando hai il privilegio di ospitare dei bambini tra le tue mura (bambini che già tanto hanno sofferto), non puoi domandare loro di digiunare per qualche giorno perché sei stanca o perché sei presa dal tuo lavoro quotidiano.

Vogliamo fare in modo che su ogni briciola di pane e su ogni coperta ci sia impresso anche il vostro nome. Rendiamo significativa la nostra presenza sulla Terra. Qui ci sono dei bambini.

Il sorriso o il l pianto dei bambini è qualcosa che, adesso, dipende anche da voi.Basta davvero poco.

Se siamo in tanti a muoverci, le nostre mani possono valicare qualsiasi confine.

Voglio concludere con una frase di madre Teresa di Calcutta:

Quello che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano, ma se non ci fosse quella goccia, all’oceano mancherebbe.

Grazie di cuore a tutti .

Pina Muci